Ci piacciamo da 10 anni! #bday
9 Febbraio 2019 In Blog Leave a comment
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Il 9 febbraio 2009 il pulsante like fa la sua prima comparsa su Facebook! Dieci anni fa nessuno di noi poteva immaginare l’effetto dirompente che quel button like avrebbe avuto sulle nostre vite private e professionali.
L’idea originale venne sviluppata per la prima volta da Leah Pearlman, all’epoca tra i product manager di Facebook, che aveva notato quanto la newsfeed del social fosse invasa da commenti inutili che esprimevano quasi sempre un pensiero di piacere e approvazione nei confronti del contenuto pubblicato. Pearlman sviluppò l’idea del pulsante insieme ad un collaboratore, Justin Rosenstein, che poi in una notte codificò l’interfaccia utente e lo script per creare il famoso pulsante. Rosenstein ha sempre parlato di quella notte come una “hackaton sort of night”.
Era una notte del 2007 e all’origine quel pulsante si sarebbe dovuto chiamato “Awesome Button”. Per due anni quel progetto, definito da molti manager del social network “maledetto”, rimase nei cassetti della sede di Palo Alto, a quanto pare a Mark Zuckeberg quel button non piaceva, aveva il timore che potesse prendere il sopravvento sulle altre funzionalità di Facebook, come i commenti e le condivisioni. Ma alla fine Mark cedette al fascino del nuovo pulsante, ne venne però modificato il nome da “awesome” a “like” e la storia ebbe inizio.
Pearlman, il 9 febbraio 2009, lanciò ufficialmente la nuova funzione con questo post:
“Quando i tuoi amici condividono qualcosa di grande, lascia che loro sappiano che ti piace”
Dopo sei anni e un successo stratosferico del “mi piace”, Facebook ha arricchito la funzionalità con delle varianti: il cuoricino rosso simbolo di amore e affetto; le faccette stile emoticon per esprimere il sorriso, lo stupore, la tristezza e la rabbia/indignazione. Per celebrare alcune occasioni come la festa della mamma e il Pride Month, il social ha introdotto tra le reaction, e solo in alcuni Paesi, il fiorellino viola e l’arcobaleno.
Il pulsante like, agisce come una piccola ricompensa. Per molti “gradire” un post o una foto equivale ad una forma di approvazione/accettazione, e il controllo sul post per vedere se e quanti mi piace ha ricevuto, rafforza proprio quel desiderio di approvazione. Inoltre, una volta sperimentata la funzionalità, Facebook ne ha anche capito le potenzialità economiche: le persone pubblicano un contenuto e aspettano che arrivino i mi piace, questo significa controllare, quindi trascorrere più tempo sul social e di conseguenza aumenta la possibilità di visualizzare più pubblicità. In poche parole, tanti soldoni.
L’inventore Rosenstein a distanza di anni si è dissociato dalla sua creatura descrivendola come una droga leggera che ti regala delle piccole sensazioni di piacere, perché con un solo click e il minimo sforzo mentale spargi pezzetti di emozioni positive e chi le riceve ne è gratificato da una sorta di consenso sociale. Insomma qualcosa che crea dipendenza.
Oggi festeggiamo i 10 anni del “mi piace”, diventato ormai un simbolo universale, un’icona utilizzata da altre piattaforme ed entrata a far parte anche del vocabolario comune con cui ci esprimiamo tutti i giorni. È qualcosa che ci invita a scegliere in maniera semplicissima e immediata ciò che preferiamo. Lo abbiamo adottato come strumento per misurare amicizie, idee, politica, relazioni. Forse è vero, è una dipendenza, ma riusciamo ad immaginarci senza?
Fonti
Professionalism/Justin Rosenstein and the Like Button https://en.wikibooks.org/wiki/Professionalism/Justin_Rosenstein_and_the_Like_Button
Luckerson, V. (2017, February 15). The Rise of the Like Economy. https://www.theringer.com/2017/2/15/16038024/how-the-like-button-took-over-the-internet-ebe778be2459
Inventor of Facebook Like button disowns apps. (2017, October 09). https://www.warc.com/newsandopinion/news/inventor_of_facebook_like_button_disowns_apps/39410